Si insinua in ogni angolo della nostra società, spesso invisibile ma sempre presente. Plasma esistenze, condiziona scelte, limita libertà e, in molti casi, nega dignità e diritti. La repressione non è solo quella messa in atto in Italia da chi «pensa di riempire il vuoto con l’ordine» usando «frasi preistoriche», per dirla come nella CRASH di Marracash. Si manifesta nelle forme e nei contesti più vari, dalle dinamiche personali a quelle sistemiche, dalle scelte individuali alle politiche collettive.
La nostra analisi toccherà lo sgombero di spazi pubblici che provavano a sostituirsi a uno Stato assente fornendo servizi essenziali a tutte e tutti, i diritti negati ai detenuti nonostante le più alte Corti d’Italia si siano espresse a loro favore, le proteste per il clima schiacciate da una legislazione sempre più aggressiva e a tratti vessatoria. Ma la repressione non è solo esterna. A volte è auto-imposta. Come nel caso di chi, per vivere in società e scalarla fino alle posizioni che contano, reprime sé stesso fingendosi qualcuno che non è per essere ciò che gli altri vogliono che sia. O di chi, pur essendo gay, sceglie di reprimere la propria identità per conformarsi alle aspettative sociali, finendo per sposarsi e fare figli in una relazione eterosessuale. Fino a che quel muro di bugie non si sgretola.
E poi c’è la repressione economica, la più pervasiva. Un sistema che, attraverso disuguaglianze, debito e politiche fiscali ingiuste, erige barriere insormontabili per i più vulnerabili. Una repressione strisciante e diffusa al punto che anche aziende simbolo del successo italiano nascondono al loro interno una realtà fatta di stipendi sotto la soglia di dignità, contratti precari e stagionalità forzata. Attraverso le voci dei lavoratori, racconteremo come il profitto venga spesso anteposto ai diritti e alla dignità umana.
La repressione, però, non è solo un fenomeno italiano. Guardiamo alla Francia e alla sua complessa relazione con l’Algeria, un rapporto segnato da decenni di violenze, accordi controversi e polemiche ancora vivaci. Ma anche alla Cina, dove il governo centrale sta provando con ogni mezzo a censurare e reprimere figure scomode perché di successo.
Questo numero è un invito a guardare oltre la superficie, dentro la bolla, a riconoscere le forme di repressione che ci circondano e a interrogarsi su come possiamo contrastarle. Un viaggio attraverso storie, analisi e testimonianze inedite per guardare in faccia una realtà spesso scomoda, ma necessaria da comprendere. E solo comprendendola possiamo iniziare a combatterla.