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«Tutti noi abbiamo collane affilate». Greta Menchi racconta il suo nuovo singolo

Dopo la versione ballad, l’artista romana lancia un remix hyperpop e ci svela in esclusiva i suoi piani per il futuro

Una stella di fuoco in piena estate. Una ballad malinconica quanto il mondo parla di hit estive e drink sulla spiaggia. Poi, una base a 155 bpm e le collane affilate di Greta Menchi diventano hyper affilate. Sì, perché l’artista romana ha scelto di trasformare una ballad (Collane affilate, appunto) in un brano hyperpop (COLLANE ꒰˵☆ ᴗ ☆˵꒱ HYPER ✦ AFFILATE) per raccontare un po’ del suo passato e continuare la sua esplorazione del panorama musicale. E dopo un percorso partito nel 2019 con un pezzo pop, ecco lo sbarco nella sua variante ad alti bpm (battiti al minuto), l’hyperpop, che tanto si sta affermando come nuova tendenza musicale mondiale grazie alla sua commistione con la musica elettronica e la sua popolarità presso la Gen Z. Ancora una volta, Greta Menchi vuole innovare la scena.

«Dentro questa canzone c’è molto della mia vita», ci spiega l’artista. «Quando nel testo dico: “Sono otto anni che non porto i fiori a mio padre, quando esco attiro solo persone sbagliate per poi tornare a piangere davanti a mia madre” mi riferisco a episodi personali. La mia storia, come quella di tante altre persone, non è stata lineare. L’universo, però, può farti scoprire di avere risorse che non credevi di possedere e io, cantando delle mie collane affilate, mi voglio riconoscere proprio questa energia inaspettata, una forza insita in ognuno di noi che aspetta solo di essere scoperta. Viviamo in una società dove dipendiamo molto dal giudizio degli altri, ce ne nutriamo. Sono bello e forte solo se gli altri lo pensano. Invece, se prendiamo coscienza del nostro valore e indossiamo le nostre collane affilate, ci possiamo dare forza da soli. Tutti possiamo farlo». Collane affilate, insomma, parla di grinta: «Ho voluto immaginarmi questa energia con questa forma perché mi piaceva il contrasto che si creava con le storie che racconto nel testo. Le persone indossano le collane più affilate e spesso non se ne rendono conto. Questa canzone è dedicata a loro».

Il pezzo, ci racconta Greta Menchi, nasce come evasione da un momento di impasse. «Era una notte di inizio inverno, ero in studio con Marco Castelluzzo [Wepro, coautore del pezzo, ndr]. Vivevo un periodo di enorme tensione e, presa dalla paura, mi sono aggrappata a una musica che avevo nella testa. Ho unito il “boom, boom, boom”, al centro di quello che oggi è il ritornello, alcune frasi, alcune immagini e, insieme a lui, la penna ha iniziato a scrivere, i suoni a sommarsi e ne sono uscite queste collane affilate, una grinta pazzesca». 

Da un’amicizia, una collaborazione artistica: «Se dovessi dedicare questa canzone a qualcuno, quello sarebbe proprio Marco. Oltre a essere un grandissimo coautore si è comportato come un fratello in quel momento di grande incertezza. Non è semplice, non è per nulla scontato avere qualcuno al proprio fianco che sa esserci sotto più aspetti, più forme e soprattutto in situazioni molto delicate e intense. E poi la dedicherei a tutte quelle persone che ogni giorno indossano le proprie collane affilate senza rendersene conto e affrontano con coraggio le difficoltà della vita».

Il percorso nella musica parte da lontano e ha molte contaminazioni. «Il mio approccio era qualcosa che in Italia non c’era ancora, una comunicazione nuova. Anche a distanza di più di un decennio dal mio esordio le persone sono molto legate a me. Quando incontro i miei fan per strada, la prima cosa che mi chiedono non è una foto, ma se possono abbracciarmi. Cercano un contatto. Molti mi hanno detto che per loro sono una sorta di sorella coraggiosa che ha affrontato ogni tabù: mi sono raccontata online quando questa cosa non era ancora codificata. I prodotti di oggi con dietro produzioni strutturate e scalette ben definite io li facevo dieci anni fa da sola, in modo del tutto istintivo. Ora sto replicando questo approccio con la musica».

Poi, alcuni mesi fa, il ritorno a sorpresa: «Sparire dai social e riapparire all’improvviso è stata insieme un’opportunità e un mezzo. Ho passato questo periodo di pausa a studiare, a investire sulla mia formazione, a frequentare accademie di recitazione e a esplorare nuove espressioni artistiche», spiega. «L’assenza mi ha aiutato a riorganizzare le idee: oggi sento di avere il privilegio di poter usare questi mezzi come mi pare, senza legarmi a questo o quel format. Sarebbero una gabbia per me, altrimenti. Avendo lavorato con questi strumenti dall’inizio, quando ancora si chiamavano social network e non avevano preso la deriva dei social media di oggi, ho la percezione del prima, del dopo, del come, di quanto siano cambiati. Ho bisogno di utilizzarli in modo naturale e spontaneo per non sentirmi in trappola. La nostra è la prima generazione che ha scoperto questo uso dei social e i suoi effetti».

Ora, il mezzo espressivo scelto da Greta Menchi è la musica. «Con Collane affilate mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: “Sei forte”. Ho deciso di pubblicarla ora nonostante d’estate si tenda a uscire con la classica hit che rispetta canoni ben definiti, ritornelli freschi, leggeri, ritmici e ripetitivi perché sentivo l’esigenza di incidere qualcosa di diverso, di personale. Poi, quasi per caso, è nato questo remix hyperpop fatto da Rich $am (Samuele Deagostini)». L’artista ci spiega che il videoclip del singolo originale, la versione ballad, è stato costruito e girato d’istinto: «Era una notte di maggio. Avevo in mente di unire questa canzone, molto introspettiva, a un lago. Sono molto legata all’acqua, è il mio elemento. Così sono andata vicino Roma assieme al mio amico Davide Monachino (coautore del video insieme a me) per scattare qualche foto da usare come copertina del singolo. Ho alzato la testa e ho notato questa luna piena bellissima, questa luce soffusa ma intensa… e così abbiamo passato una serata spaziale da cui è derivato il videoclip. Una volta di più, tutto questo mi ha convinto che le cose belle succedono spesso per caso, quando ci si preoccupa solo di vivere le esperienze senza troppi ragionamenti».

Il remix, invece, è nato a metà luglio. «Volevo far uscire queste collane affilate dall’atmosfera del lago di notte e mettere in scena qualcosa che fosse più concentrato sull’energia positiva. È una dicotomia visiva dell’originale, anzi: è un’altra faccia dello stesso racconto. Volevo spostare l’attenzione dall’aspetto individuale e ricordarmi che sono parte di un tutto», spiega Menchi. «La canzone ancora non c’era, ma nella mia testa il suo videoclip aveva già preso forma. Ho scelto l’hyperpop come genere perché è molto vicino alla musica che mi piace ballare, la techno, con i suoi bpm alti. È un genere che sto approfondendo anche dal punto di vista tecnico e su cui vorrei ballare anche i miei vecchi pezzi progressive pop». Il video, nato da un’idea di Greta Menchi con direzione della fotografia di Giovanni Spaziani, è pieno di ragazzi che danzano e si divertono. «Dentro ci volevo tutte le persone a cui voglio bene, quelle che mi hanno supportato per anni. Spesso ci si percepisce soli nei momenti di crisi, è capitato anche a me, ma poi riflettendo ho realizzato che in realtà sono circondata da amici che sanno esserci sempre quando serve e volevo rendere tutti partecipi di quanto sia stata fortunata». Così l’artista romana fa partire un giro di telefonate, prenota un locale e, poco prima di girare, pubblica un post su Instagram invitando a scrivere un commento per poi essere contattati in DM e organizzarsi. Unica regola: ballare e vestirsi in modo, per dirla con le sue parole, iconico. «Il posto era arredato con uno stile anni Ottanta, perfetto per l’atmosfera che volevo imprimere al video. Volevo metterci anche una sorta di rito mistico, che ho reso danzando dentro un cerchio di fuoco. L’evento, poi, è stato molto emozionante: tanti amici sono venuti da lontano e non era per nulla scontato che accadesse, soprattutto se non ci si sente per molto tempo. Abbiamo ballato tutti insieme, è stato bellissimo, una grande festa piena di gente. Ho una connessione speciale con chi mi segue: lo dimostra il fatto che molti fan abbiano risposto e siano venuti persino da Milano, nonostante io abbia organizzato tutto all’improvviso, di luglio, senza programmazione».

Il remix hyperpop di Collane affilate si inserisce nel percorso artistico di Greta Menchi come il suo nono singolo. «Nel 2019 ho firmato con Sony Music, con cui ho prodotto e pubblicato tre tracce progressive pop [Fuori di me, Tinta, Euphoria, ndr] che mi hanno lanciata nel panorama musicale e portato in alta rotazione radiofonica. Ma è successo cinque anni fa. Da allora la musica è cambiata, sono cambiata io, sono cambiate le mie esigenze artistiche. Oggi preferisco muovermi da indipendente: ho la necessità di sperimentare libera dalle strette maglie di un contratto discografico, decidere di volta in volta cosa voglio pubblicare, come farlo e con chi collaborare». 

È dunque da escludere un progetto più strutturato? «Un album è come un figlio, un capitolo della propria vita, una storia da raccontare. È un formato impegnativo e va scelto solo se ci si sente pronti. Io ho molta voglia di sperimentare, ma non vedo ancora un racconto mio adatto a questo formato». Il prossimo passo, però, potrebbe essere l’EP: «Ho in programma alcune uscite con dei colori bellissimi e che potrebbero raccontare una storia, per cui questo mezzo potrebbe fare al caso mio. Non prometto nulla, ma non escludo nulla: vi sorprenderò. Nel mio futuro vedo un mix tra pop e techno, ma intanto mi concentro sul presente e vi faccio ballare a 155 bpm».

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