“Senza ritmo non c’è sviluppo, senza sviluppo non c’è pace”. Questa frase accoglie i visitatori all’ingresso del palazzo delle Nazioni unite: come possiamo però parlare di pace e progresso quando l’ingiustizia sociale continua a colpire le donne, negando loro pari diritti e opportunità? Il Gender Gap Report 2024 evidenzia quanto la strada per l’uguaglianza sia ancora lunga: con l’attuale ritmo di progresso, ci vorranno 134 anni per colmare il diverso di genere. Un dato allarmante che sottolinea l’insufficienza delle azioni finora intraprese. La Commissione sullo status delle donne (Commission on the Status of Women, o CSW) delle Nazioni unite è il luogo istituzionale in cui tracciare il cammino per superare queste barriere. Durante le due settimane di dibattito, cui l’associazione Libere di viaggiare ha preso parte, sono stati affrontati temi cruciali: dalla violenza di genere alla disparità salariale, dalla scarsa rappresentanza politica alla marginalizzazione delle donne nelle materie STEM (l’insieme delle materie scientifiche e tecnologiche in ambito accademico), fino alle barriere che ostacolano l’imprenditorialità femminile e l’accesso al credito. Anche il rischio di perpetuare discriminazioni tramite tecnologie e intelligenza artificiale è stato oggetto di discussione. Non sono mancati inoltre temi urgenti come la condizione delle popolazioni indigene e marginalizzate, colpite più di altre da conflitti, crisi climatiche e politiche autoritarie. Il quadro globale, complesso e in continua evoluzione, ha messo in luce la necessità di affrontare la disuguaglianza da molteplici angolazioni.
È emersa l’urgenza di agire su più fronti: dall’educazione, alla sensibilizzazione, alla costruzione di collaborazioni di genere e intergenerazionali, fino al rafforzamento della rappresentanza femminile negli ambiti decisionali, politici ed economici.
Libere di viaggiare ha partecipato a questo evento condividendo esperienze, prospettive e proposte concrete per il cambiamento. Essere presenti qui è un’esperienza totalizzante: coinvolge, scuote, dà energia ma, talvolta, lascia anche spazio all’amarezza. In un periodo storico segnato da crisi globali, conflitti, cambiamenti climatici e l’ascesa di politiche autoritarie, la necessità di un cambiamento reale è più urgente che mai.

«Non arrivo da sola, arriviamo tutte»
L’Italia è scesa dal 79° all’87° posto nel Global Gender Gap Report, segnando un’involuzione che non può essere ignorata. Il mondo del lavoro è ancora segnato da profonde disparità salariali: il carico del lavoro di cura grava quasi esclusivamente sulle donne e le discipline STEM restano ambiti ostili all’accesso femminile. La violenza di genere, poi, persiste come una brutalità radicata nel nostro tessuto sociale. Anche in politica, sebbene oggi ci sia una presidente del Consiglio donna, la rappresentanza femminile nei ruoli decisionali resta fragile. La narrazione secondo cui la sola presenza di una donna al vertice equivalga a progresso è una trappola: la vera parità si misura con una presenza femminile strutturale, diffusa e continuativa, accompagnata da azioni capaci di generare un reale impatto sociale. Non basta una rappresentanza simbolica: ogni donna, in ogni ruolo, deve usare il proprio potere per promuovere diritti, equità e libertà per tutte. Oggi, più che mai, dobbiamo essere uniti nella lotta per l’uguaglianza.
Un esempio potente di questa visione arriva dalla presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, che al suo insediamento il 1° dicembre 2024 ha dichiarato che «in 503 anni di storia, per la prima volta le donne arrivano alla presidenza. E dico arriviamo, perché non arrivo da sola, arriviamo tutte». Arrivano quelle che avrebbero potuto alzare la voce e non l’hanno fatto. Le donne devono essere riconosciute per il valore che portano in ogni settore: politico, economico, sociale. Le loro competenze, se pienamente valorizzate, possono generare soluzioni più efficaci per affrontare le sfide globali, dai conflitti alla crisi climatica. Non si tratta solo di esserci, ma di agire con determinazione e visione per un futuro equo e sostenibile.

Un futuro uguale e inclusivo per le prossime generazioni
Per Libere di Viaggiare, il futuro dell’empowerment femminile comincia con la consapevolezza: ogni donna deve potersi sentire libera e legittimata a scegliere, agire e accedere a ogni opportunità. La mobilità diventa strumento di emancipazione, un mezzo per rompere gli schemi patriarcali e riscoprire la propria forza e indipendenza. L’empowerment deve basarsi su una visione innovativa, capace di creare legami in un mondo interconnesso, attraverso l’attivismo internazionale, la condivisione di buone pratiche e il sostegno reciproco.
L’impegno dell’associazione Libere di viaggiare continua con la convinzione che la parità non si chiede; si costruisce. Non è solo un diritto, è un’opportunità di crescita, cambiamento e produttività. Non dobbiamo più limitarci a rivendicare diritti: dobbiamo dimostrare ciò che possiamo realizzare quando quei diritti ci vengono pienamente riconosciuti.
Ogni progetto che crea connessioni tra donne di background, ruoli e cultura diversi è un passo avanti verso una società più giusta. La mobilità – intesa come viaggio interiore, relazionale e culturale – è la chiave per abbattere le barriere mentali e strutturali che ostacolano l’uguaglianza. Viaggiare è un atto di libertà, un gesto rivoluzionario per riscoprire sé stessi, superare limiti imposti e generare trasformazione reale.
Testo di Nicole Pizzolato