È passato più di un anno dall’operazione al-Aqsa Storm del 7 ottobre 2023, l’attacco orchestrato da Hamas contro Israele che, con oltre mille vittime e più di duecento ostaggi causati, ha portato a una violentissima reazione di Tel Aviv. Da quel giorno, le condizioni di vita degli abitanti della Striscia di Gaza e della Palestina in generale sono precipitate. In questo quadro, il ruolo della tecnologia e delle connessioni in senso lato resta protagonista occulto.
Non è un mistero che le forze di difesa israeliane (Idf) vadano fiere dei mezzi che portano in campo, a partire dall’Iron Dome, nato nel 2011 per intercettare e distruggere missili in arrivo dalla Striscia di Gaza e non solo. Anche le esplosioni del 17 e 18 settembre 2024 di walkie-talkie e cercapersone in possesso di Hezbollah sono state ricondotte all’operato dell’Idf, nonostante il presidente israeliano Werner Herzog abbia respinto le accuse. In questo scenario di tecnologie usate in maniera offensiva fa la sua parte anche l’uso a scopo informativo e umanitario di un servizio digitale noto come eSIM.
Il termine eSIM, abbreviazione di embedded SIM, indica una versione digitale delle tradizionali SIM utilizzate all’interno di telefoni cellulari e altri dispositivi mobili. La differenza principale sta nel fatto che le eSIM siano integrate, appunto embedded, nel dispositivo e rendano di fatto inutile l’inserimento e l’uso di una scheda fisica. L’eSIM, già presente e solo da attivare nei dispositivi più recenti, permette di cambiare operatore o piano tariffario utilizzando un codice QR o un’applicazione apposita. Gli interi processi di attivazione e gestione avvengono tramite il software del dispositivo in uso: dopo aver sottoscritto il nuovo piano tariffario vengono forniti all’utente un codice QR o una serie di istruzioni per scaricare un profilo contenente i dati necessari per connettersi alla rete. A questo punto il dispositivo carica il profilo dell’operatore direttamente sull’eSIM integrata. È inoltre possibile attivare più numeri o piani tariffari sullo stesso dispositivo senza dover investire in un prodotto dual SIM. Potersi connettere a operatori diversi da uno stesso dispositivo aumenta le probabilità di stabilire una connessione quando una rete è sovraccarica o danneggiata, avvenimento che nella Striscia è all’ordine del giorno ormai da mesi.
Nonostante non tutti gli operatori e i dispositivi supportino le eSIM e nonostante (come con molte tecnologie recenti) ci sia ancora qualche tecnicismo da risolvere, è grazie a questa facilità di gestione e alla possibilità di attivare piani tariffari a distanza che l’eSIM è diventata un supporto per i gazawi.
A livello internazionale varie organizzazioni stanno lavorando per garantire che le eSIM siano rese disponibili agli abitanti della Striscia attraverso donazioni, per la maggior parte coordinate dal progetto Connecting Humanity, il cui scopo è ottenere eSIM da ridistribuire poi in base alle richieste provenienti dal territorio.
La distribuzione di eSIM non è importante solo in relazione al diritto di accesso a internet in sé e per sé, ma anche relativamente alle comunicazioni tra familiari e amici dentro e fuori la Striscia; alla trasmissione di informazioni tra colleghi, che si tratti di medici, operatori umanitari, giornalisti; alla possibilità per i più giovani di continuare a studiare; alla condivisione di immagini, video, audio testimonianti il massacro in corso, forse il più documentato della storia nonostante il divieto imposto da Israele di entrare nella zona. Non da ultimo, la connessione diventa di vitale importanza per chi prova a lasciare la Striscia.
Il passaggio attraverso il confine ha un costo non indifferente, «cinquemila euro a testa più cinquemila per le prime spese al Cairo», come racconta Valerio Nicolosi in C’era una volta Gaza, variabile in base, tra le altre cose, all’etnia. Una cifra irraggiungibile in autonomia in una terra distrutta e in cui già prima del 7 ottobre buona parte della popolazione viveva sotto la soglia della povertà. Entrano qui in gioco le raccolte fondi che, con cifre da capogiro, da mesi vengono condivise sui social media nella speranza di far passare il confine a più persone, e soprattutto famiglie, possibile.
La situazione nella Striscia è in continua evoluzione mentre le mire di Israele si rivolgono su più fronti e non diminuiscono le difficoltà quotidiane, enormi, che i gazawi devono affrontare per sopravvivere. In un contesto come questo una tecnologia apparentemente scontata come quella dietro le eSIM può diventare uno strumento di resilienza, facilitando almeno un po’ la comunicazione interna ed esterna in un momento in cui consapevolezza e supporto a livello globale sono più necessari che mai.