Non fanno altro che ripetercelo: dalla pandemia in poi sono cambiati tanti aspetti delle nostre vite e alcune tendenze hanno accelerato, come quella della psicoterapia online. La possibilità di svolgere sedute online esiste da tempo, ma in Italia è diventata normalità solo da quattro anni. Oggi possiamo parlare con il nostro terapeuta in chat, chiamarlo dalla nostra camera, magari con ancora il pigiama addosso, possiamo inserire la terapia in pausa pranzo o in macchina tra un boccone e l’altro. Tutto questo per un prezzo più accessibile di un tempo, ma non ancora davvero abbordabile. Insomma, grazie a servizi come Unobravo o Serenis, con circa cinquanta euro a seduta ce la caviamo.
Internet ha cambiato la metodologia della psicoterapia?
Quella nostra ora di incontro è davvero psicoterapia? Internet e il digitale hanno cambiato l’approccio metodologico? «In Italia nessuno ha definito una vera e propria
metodologia della psicoterapia online, indipendentemente dall’indirizzo teorico-tecnico
utilizzato dallo psicoterapeuta», risponde il dottor Luciano Di Gregorio, psicoterapeuta e
gruppoanalista, autore del saggio Nella stanza virtuale. Dal lettino alla psicoterapia
psicoanalitica online (Mimesis, 2022). Occorre fare una distinzione: lo psicoterapeuta che in modo autonomo eroga servizi di terapia online sembra inserirsi in modo diverso rispetto a chi entra nel gioco delle piattaforme come Unobravo o Serenis. Queste due aziende, le più note in Italia, sono prima di tutto società che smuovono grandi capitali, nell’intento di portare avanti la loro mission, cioè garantire sempre di più il diritto alla salute mentale ai cittadini. Ma questo spetta davvero a un’azienda?
I numeri della psicoterapia online
Sul proprio sito, Unobravo indica che dalla sua nascita, nel 2019, ha svolto quattro milioni di sedute con più di duecentomila pazienti differenti e oltre seimila «professionisti della salute mentale». Serenis non rende noti i numeri dei suoi pazienti e afferma che si avvale di millecinquecento psicoterapeuti. Analizzando i guadagni, Unobravo nel 2023 ha chiuso con un fatturato di circa 77 milioni di euro contro i circa 35 milioni del 2022. Serenis, invece, nel 2023 è arrivato “solo” a 11 milioni, 9 in più rispetto al fatturato dell’anno precedente. Quindi, anche se non è stata ancora definita una vera metodologia, l’approccio è diventato un vero modello di business. Una cosa che abbiamo imparato dal capitalismo è che se noi risparmiamo, qualcun altro ci rimette.
Ma chi è questo “uno bravo”? Navigando sulle varie piattaforme, non sempre sono chiari i processi di selezione di psicologici e psicoterapeuti. Spesso si leggono diciture come “specializzando” o “almeno un anno di scuola”: sono quindi spesso giovani o neofiti. Chi cerca un professionista, non sempre è capace di valutare chi ha davanti e quindi ci si affida alla fiducia che la narrazione delle strategie marketing fanno.
Perché si sceglie un servizio di psicoterapia online?
Lato paziente, il vantaggio economico è un elemento chiave. Nel 2024, circa cinque milioni di italiani ancora non riescono ad accedere a servizi di cura della salute mentale per problemi economici, come ha fatto notare il presidente dell’Ordine degli psicologi David Lazzari, durante il convegno nazionale degli psicologi, tenutosi l’8 maggio di quest’anno, a Roma. Unobravo e Serenis, con il loro modello capitalista, intercettano questo bisogno che, da parte del governo italiano, non è mai stato preso seriamente. Grazie al bonus psicologo di quest’anno sono state attualmente accolte solo 3.325 domande sulle oltre quattrocentomila richieste arrivate all’Inps. Chi rimane escluso che alternative ha?
«Ho scelto un servizio online per vedere se mi sarei sentito più rilassato e più propenso ad aprirmi, facendo terapia nel mio ambiente domestico e con la tranquillità di casa, e anche per spendere meno», racconta Michele, utente di Unobravo (il suo e quello delle altre persone intervistate in questo articolo sono nomi di fantasia). Selenia, anche lei utente di Unobravo, trova la possibilità di svolgere la seduta da casa, potenzialmente in qualsiasi momento, un vantaggio e uno svantaggio. «Ho scelto l’online perché negli ultimi anni ho viaggiato tanto e non sono mai stata fissa in un posto. Da una parte è comodo, perché puoi inserire l’incontro quasi in qualsiasi momento, anche in pausa pranzo; dall’altra, si perde il senso di sacralità: non è necessario prepararsi, prendere dei mezzi o la macchina per arrivare, per esempio non hai il viaggio di ritorno per ripensare alla seduta appena svolta». Il Covid-19, ovviamente, ha dato una spinta come evidenzia Costanza: «Eravamo ancora sotto Covid-19 e non avevo molte alternative, visto che avevo problemi di ansia e ipocondria».
La terapia online intercetta anche una tipologia di paziente che, forse, senza l’online, non si sarebbe avvicinato a essa. Cristina precisa che «da persona neurodivergente, è la soluzione migliore e mi ha permesso di essere come sono senza il disagio di un ospedale affollato o uno studio pomposo».Rinaldo svolge il suo percorso di psicoterapia online con uno studio privato. «Ho fatto un percorso di psicoterapia in presenza a 16 anni, adesso ne ho 46 e ho iniziato online nel 2020, per via del Covid-19. Sinceramente non noto differenze, se non nell’accessibilità. Da autistica e ADHD, è più semplice dovermi solo ritagliare un’ora per mettermi davanti al computer, senza dovermi preparare o spostare. Ci possono essere dei limiti, come la mancanza del non-verbale, ma io non ho notato difficoltà. La sfida può essere se non si vive da soli, perché appunto occorre ritagliarsi uno spazio in casa. Ma è una questione più logistica che legata alla terapia in sé».
Per Simonetta l’incontro online «facilita il confronto, perché sei protetto dallo schermo. Quindi da un lato è vero che manca calore umano, ma io mi sono sentita molto più libera». È l’effetto schermo, come lo definisce Unobravo, «quella sensazione che consente, a chi si trova più a proprio agio davanti allo schermo di un PC, tablet o smartphone, di aprirsi con naturalezza con il professionista, superando eventuali timori o paure iniziali con maggiore facilità».
«Una persona con una fobia sociale o con altre problematiche relazionali può avvicinarsi alla
psicoterapia grazie a un approccio online. Lo schermo è un paravento dietro il quale ci si può
nascondere, oppure dà un senso di maggiore distanza. Però questo è un sintomo: andrebbe
letto come una problematica da risolvere e non da tenere a vita. La psicoterapia online è
una psicoterapia come ce ne sono altre, penso al gruppo o alla terapia di coppia: la
sua diversità sta nel setting», specifica Di Gregorio. «È una tecnica che richiede un
apprendimento specifico e si rivolge potenzialmente a qualsiasi tipo di utente, anche se
personalmente non tratterei i casi più complessi online». Le motivazioni che ci spingono alla scelta di un approccio online sono stratificare e numerose, ma la principale è la ricerca di benessere. Sebbene la psicoterapia non sia un servizio ma un percorso di psicologia clinica volta al benessere del paziente, lo recensiamo su Trustpilot e ne valutiamo pro e contro, come qualsiasi altro servizio o prodotto. «Il risvolto pratico della psicoterapia online è una opportunità contingente, non la motivazione per cui è nata e continua a essere praticata anche dopo il Covid-19; cioè anche se in alcuni casi ha permesso ad alcuni soggetti di accedervi per motivi logistici o di distanza, essa non si
riduce a un vantaggio solo pratico o di comodità, ma andrebbe considerata alla stregua di un
trattamento che si confronta alla pari con altre metodiche di psicoterapia», precisa Di Gregorio.
Quando i bonus non bastano
Internet non ha cambiato l’approccio della psicoterapia, ma l’ha soggiogata al gioco capitalista. Le persone intervistate per questo articolo, per esempio, non notano grandi differenze tra online e sedute in presenza. «Nessuna scuola di psicoterapia insegna una metodica specifica da adottare nel lavoro psicologico online, né all’estero e tanto meno in Italia. Chi inizia adesso questa professione spesso si ritrova a gestire sedute online applicando gli insegnamenti che ha appreso in una delle tante scuole di psicoterapia e utilizza la stessa metodologia che usa e ha sempre usato in presenza. Come dicevo, il setting è diverso e gli stimoli sensoriali vanno gestiti con una consapevolezza diversa, in Italia è pensata solo come una terapia di rimedio che usiamo quando non abbiamo la possibilità di
lavorare con il paziente in studio, a differenza di Paesi come gli Stati Uniti o l’Inghilterra, dove
la psicoterapia a distanza è nota da molto prima del Covid-19, e viene utilizzata anche per
fare la supervisione a distanza degli allievi tramite collegamenti Internet». La salute mentale è riconosciuta come un diritto universale che non può e non deve essere delegato e definito da aziende mosse da un modello di business. E non può essere garantito nemmeno a colpi di bonus.