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0 | Sulla natalità

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Il numero zero del nostro mensile approfondisce il tema della natalità, dell'essere genitori, della nascita come volontà di potenza e il suo racconto nell'arte e nella società

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Editoriale di presentazione (di Francesco Stati)

Una rivista di giovani che parla di natalità. Quasi un controsenso, in un Paese che (lo dicono tutte le statistiche) è sempre più popolato da anziani.

Nel mondo, solo il Giappone è più vecchio di noi e la tendenza è destinata a peggiorare. Sì, perché in Italia gli under30 non hanno alcuna intenzione di fare figli, stritolati da un’inflazione che non accenna a frenare, da stipendi non all’altezza delle loro competenze e aspettative, da uno Stato il più delle volte assente, a prescindere dal colore dei governanti. Nessuna strategia per quei pochi “folli” che decidono di avere un bambino: al massimo, bonus che vivono lo spazio di una legislatura, poi chissà. Eppure, nel mondo, esistono esempi virtuosi sulle politiche di natalità: la Francia, i Paesi scandinavi, ma non solo.

Delle loro strategie, della situazione italiana, delle nascite come strumento di volontà di potenza, dell’occhio degli artisti su un futuro sempre più appannaggio degli anziani parla il primo numero di Prismag. Anzi, il suo numero Zero. La nostra redazione è un mix tra giornalisti e aspiranti professionisti dell’informazione. Siamo piccoli, ma non impreparati: dal 2017 lavoriamo per riportare la notizia al centro del discorso, mettendo le opinioni a margine.

Per una rivista che nasce, quale modo migliore che parlare di natalità? Prismag è il prodotto dell’esperienza di theWise Magazine (di cui è supplemento) e AlterThink, blog di dibattito giovanile premiato dal Corriere della Sera e dall’Agenzia nazionale giovani come Progetto Change-maker nel 2021. Due realtà che hanno ispirato la loro missione al restituire alla loro generazione il valore della profondità.

In un mondo polarizzato, dove la narrazione dei media mainstream è “o bianco, o nero”, noi scegliamo di raccontare tutti i colori della notizia. Obiettivo ambizioso, ma possibile. In un contesto mediatico sempre più ostaggio di chi racconta i fatti per fare bella figura a cena, sacrificando la ricchezza delle cose per l’engagement, andiamo in direzione ostinata e contraria. Noi, su quella ricchezza, fondiamo il nostro modo di fare giornalismo.

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