Per lo scrittore e sceneggiatore americano Adam Mansbach, un vinile è uno strumento democratico, con due volti che rappresentano il dualismo della natura umana. Per collezionisti, appassionati e cultori della materia, invece, possederne uno è come avere una reliquia da venerare. Nonostante la loro domanda sia in continuo aumento, non è tutto rose e fiori: l’energia e le sostanze chimiche usate nella produzione degli iconici dischi circolari inquinano, peggiorano la crisi climatica e possono perfino danneggiare la nostra salute. Attualmente, diverse realtà si propongono di sperimentare modalità innovative per produrre supporti fisici. In Italia, spicca Greenyl.
«L’idea di realizzare dischi innovativi e green è nata nell’estate del 2022», racconta Luca Terenzi, Ceo dell’azienda. «Con un’attività che si protrae da 55 anni, l’azienda ha costruito una solida esperienza, impiegando tecnologie di precisione all’avanguardia. Greenyl nasce dalla rinnovata attenzione per gli LP, tornati prepotentemente sul mercato, e dalla considerazione che si debbano usare alternative al Pvc [polivinilcloruro, ndr] per diffondere la musica, da sempre un patrimonio della comunità, nonché indispensabile per l’espressività e la sensibilizzazione».
Una mission molto chiara, a partire dalla decisione di offrire un’alternativa all’inquinamento discografico, come viene chiamato dallo stesso Terenzi: «La nostra “rivoluzione” nasce dalla priorità data alla salvaguardia ambientale e alla valorizzazione delle risorse umane impiegate nella produzione. L’azienda, infatti, ha drasticamente diminuito l’impatto ambientale e le emissioni dannose tipiche della produzione tradizionale di vinile, grazie all’utilizzo di materie prime riciclate e riciclabili, a processi di trasformazione tecnologicamente avanzati alimentati da energia sostenibile e a un controllo della qualità costante. Adottando un approccio sostenuto da una ricerca tecnologica all’avanguardia, il nostro processo di produzione elimina completamente l’uso di Pvc, con l’80 per cento dell’energia proveniente da pannelli solari e un composto di plastica certificata riciclabile o riciclata».
Un Greenyl viene prodotto in modo completamente diverso rispetto a un vinile tradizionale. «Si parte dalla materia prima, il già citato composto di plastica riciclata o riciclabile certificato senza Pvc. Dopodiché, si esegue una lavorazione industriale di precisione che garantisce una qualità sonora e una resa estetica eccellenti. Il processo produttivo è stato elaborato ad hoc. Successivamente, viene stampata l’etichetta con il nome dell’artista, i titoli dei brani e dell’album – oltre alla sua grafica – in modi differenti a seconda del desiderio del cliente: direttamente sui due lati del disco oppure su carta, come da tradizione. Ogni dettaglio e rifinitura manuale, cura e attenzione, ascolto e verifica di qualità sono poi opera del nostro team».
Il ritorno in voga dei dischi in vinile ha portato a un boom economico, con un fatturato mondiale annuo che supera il miliardo di dollari. Sebbene questa crescita rappresenti un’ opportunità commerciale per i fabbricanti, che possono aumentare la produzione di LP per le etichette musicali, sussiste una preoccupazione significativa: il polivinilcloruro, comunemente impiegato per la produzione di tali supporti, è una delle materie plastiche più dannose per l’ecosistema, a causa delle elevate emissioni chimiche nocive generate durante la sua lavorazione.
Dati alla mano, un vinile oggi produce emissioni tossiche dodici volte maggiori di altri supporti musicali fisici, ma spesso i consumatori ne sono ignari. Eppure «il mercato discografico globale, con un valore stimato di 26,2 miliardi di dollari, è sempre più interessato ai vinili a basso impatto ambientale», spiega Terenzi. Inoltre, «le proiezioni per i prossimi cinque anni delineano un ulteriore sviluppo per il settore del vinile. La sfida principale è trasformare un’industria tradizionalmente inquinante in un modello sostenibile senza compromettere la qualità del suono. Vogliamo essere la risposta sostenibile a questa espansione».
Gli artisti che scelgono di realizzare vinili a basso impatto ambientale sono però pochissimi. La popstar americana Billie Eilish è una di loro, avendo criticato pubblicamente tutti i colleghi che rilasciano molteplici versioni idei loro progetti su questo supporto. Come sensibilizzare ascoltatori e industria musicale su questo tema? Per Terenzi, «è fondamentale puntare su educazione, collaborazioni e iniziative concrete. Basterebbe coinvolgere di più gli artisti. Abbiamo avuto l’onore di ristampare diversi album di Adriano Celentano, ma anche edizioni o riedizioni importanti di autori italiani come Elio e le Storie Tese e Dargen D’Amico. Dobbiamo sensibilizzare il pubblico affinché capisca l’importanza di scegliere vinili a basso impatto ambientale e l’effetto positivo che queste scelte possono avere sull’industria musicale e sul nostro pianeta, per generare negli anni un ciclo virtuoso sempre maggiore».