Care lettrici e cari lettori, sono sempre io, il vostro Starszy Kapral Helmut. Sono stato un caporal maggiore del nucleo Nbc dell’esercito della Polska Rzeczpospolita Ludowa, la Repubblica Popolare di Polonia, durante la Guerra fredda. Dopo sminamenti e bonifiche di aree radioattive mi hanno messo a riposo forzato nella fureria di Prismag, dove ho il compito di tenervi compagnia raccontando storie e curiosità a tema militare.
La storia di oggi è quella della Tokyo Rose, il soprannome dato dalle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale alle radiofoniste giapponesi che trasmettevano programmi in lingua inglese con il compito di demoralizzare i soldati nemici.
Il loro compito era tanto semplice quanto delicato: usando un tono sensuale e amichevole, dovevano mandare in onda messaggi studiati per seminare discordia e dubbio tra gli avversari.
Spesso accompagnate da musica popolare americana per attirare l’attenzione degli ascoltatori stranieri, le radiofoniste nipponiche leggevano notizie false o distorte sulle sconfitte alleate, raccontavano storie di prigionieri di guerra maltrattati e suggerivano che la guerra fosse inutile e persa in partenza.
Simbolo della Tokyo Rose era la nippo-americana Iva Toguri D’Aquino, «la vostra più amichevole nemica», che dal novembre 1943 condusse trecentoquaranta puntate della trasmissione radiofonica The Zero Hour, impropriamente passata alla storia come Tokyo Rose.
Nonostante siano passati 80 anni, l’impatto della Tokyo Rose sui soldati alleati è ancora oggetto di dibattito. Alcuni storici ritengono che le sue trasmissioni abbiano avuto un effetto significativo sul morale delle truppe, mentre altri sostengono che l’apporto di questi programmi alla causa giapponese sia stato sopravvalutato.
Indipendentemente dalla sua reale efficacia, la Tokyo Rose è diventata un simbolo della propaganda giapponese durante la Seconda guerra mondiale e, più in generale, il simbolo di come i media possano distorcere e manipolare le notizie.
Di questi tempi, si sa, occorre stare molto cauti.
Ci “leggiamo” alla prossima storia,
il vostro Starszy Kapral Helmut